Nella ricerca pittorica di Gaetano Compagno c’è curiosità e purezza. Un’arte che invita ad un viaggio che fa vivere presente e passato in molti luoghi e forse in molte vite, sempre con grande profondità e perizia di particolari.
Le opere, in mostra venerdì 5 ottobre alle ore 18,00 presso Palazzo Notarbartolo, sede degli uffici Mediolanum, costituiscono un osservatorio fermo sul dettaglio e sono la traccia del proprio interiore, dei propri interessi culturali e sociali.
Con maestria nell’uso dei colori e nel delineare le forme, il suo racconto complesso tra i Fari di Sicilia, con circa 40 installazioni in acquerello, e l’arte preistorica o rupestre, con circa 35 opere, diventa magia perché Compagno è profondo conoscitore dei suoi soggetti.
Due percorsi artistici in un’unica mostra: un lavoro apparentemente di archivio il primo, anche se non è una semplice catalogazione, bensì un’importantissima risorsa utile ai fini della conservazione e tutela dei fari, alcuni ormai purtroppo distrutti dall’incuria umana. Infatti la rappresentazione pittorica di questi manufatti architettonici ripercorre la memoria paesaggistica del territorio costiero siciliano, una risorsa economica e ambientale determinante per l’evoluzione storica del territorio marino e dei popoli che nei secoli hanno vissuto il mare.
Un lavoro potente e poetico il secondo, sul periodo che va dal paleolitico all’età del bronzo ripercorrendo migliaia di anni, catturando segni e disegni che parlano dell’uomo e del suo evolversi. Le immagini di animali, ma anche le figure umane sono i soggetti più frequenti nelle pitture rupestri che avevano funzione propiziatorio o addirittura magico.
Guardando i suoi dipinti, non si può fare a meno di pensare ai graffiti dell’Addaura, dove in una delle grotte si trova un vasto e ricco complesso d’incisioni, databili fra l’Epigravettiano finale e il Mesolitico, raffiguranti uomini ed animali. In mezzo ad una moltitudine di bovini, cavalli selvatici e cervi si scorge una scena dominata dalla presenza di figure umane: un gruppo di personaggi, disposti in circolo, circonda due figure centrali con il capo coperto e il corpo fortemente inarcato all’indietro. È proprio sull’identità di questi due personaggi e sul significato della loro posizione all’interno del gruppo che sono state avanzate ipotesi contrastanti. Secondo alcuni studiosi si potrebbe trattare di acrobati colti nell’atto d’effettuare giochi che richiedono una particolare abilità; secondo altri è stata descritta la scena di un rito che prevedeva il sacrificio di due persone guidato da uno sciamano. Si tratta forse di un rito che prevede “incaprettamento” e autostrangolamento, peraltro attestati in altre culture. Le incisioni dell’Addaura sicuramente rappresentano un ciclo figurativo del massimo interesse per l’inconsueta attenzione dedicata alla rappresentazione scenografica dell’ambiente, un caso limite in tutta l’arte paleolitica.
Una grande finestra che si sporge sul passato. Sullo sfondo di questa finestra immaginaria s’intravede lo sguardo attento dell’artista dove c’è la speranza, l’amore e la nostalgia. C’è insomma tutta l’umanità.
Ma chi è quindi Compagno, oltre ad un artista?
Un narratore profondo di luoghi, di storia e di umanità.
In allegato i quadri della mostra.
© Palermomania.it - Il portale di Palermo a 360°
Lascia un tuo commento
Questo articolo ha ricevuto
Ultimora by Adnkronos
Ue, in vigore il nuovo Patto di stabilità: ecco cosa prevede
Pubblicata il 03-05-2024 alle ore 00:05
Ucraina, pressing di Macron per invio truppe europee: la deadline
Pubblicata il 03-05-2024 alle ore 00:04
Roma-Bayer Leverkusen 0-2, giallorossi k.o. in andata semifinale Europa League
Pubblicata il 02-05-2024 alle ore 22:56
Londra, in centinaia contro il trasferimento dei migranti su una chiatta: almeno 45 arresti
Pubblicata il 02-05-2024 alle ore 21:51
Approfondimenti
Opinioni a confronto
Articoli più letti